La pelle che ci copre tutti

La pelle che ci copre tutti

Ida Leone, community manager e progettista culturale, è il testimone asincrono del progetto 1. Stare insieme per essere uguali nella diversità, con un solo strato cutaneo.

Avere in testa l'idea che qualunque cosa vogliamo fare, con molto impegno possiamo almeno provarci. Non è detto che ci riusciamo, ma possiamo almeno provare.

Ho letto le tracce. Ci sono cose che mi hanno colpito particolarmente.

La storia dei muri e ponti

Avete capito perfettamente che il muro è esattamente il contrario di un ponte. Mentre il muro separa, il ponte unisce. Il ponte, in realtà, è qualcosa che scavalca. Allora forse dovrebbe essere importante ricordarsi che un ponte può essere alto abbastanza da scavalcare anche un muro. Forse questa potrebbe essere una prima immagine guida per il vostro progetto: ogni volta che vi trovate davanti a un muro, ricordatevi che è sempre possibile costruire un ponte talmente alto da scavalcarlo. È un segno di grandissima condivisione.

Condividere con gli altri quello che si sa è il primo modo per costruire un ponte. e quindi questa cosa di vedere il ponte che scavalca il muro è l’immagine del lavoro che facciamo nel nostro secolo.

L’idea di un solo strato cutaneo

È molto forte questa immagine: l’idea che siamo tutti sotto questa unica pelle, come se fosse una coperta, una tenda che ci copre tutti, uno strato cutaneo di cui non importa assolutamente il colore.

La pelle che ci copre tutti potrebbe essere un’altra immagine guida molto forte, che serve per affrontare il rapporto tra le persone.

È importante sapere che ci sono queste due immagini che ci possono guidare. Ponti che scavalcano muri, ma anche un rapporto interpersonale tra le persone, fatto in modo tale che ci si ricordi che siamo tutti sotto la stessa tenda e che la ferita inferta alla pelle di uno, fa male a tutti gli altri. Questo è interessante. Tenete anche questa come immagine.

Accade se i docenti ci cambiano la vita

Spero che voi nella vita siate così fortunati. Sono sicura di sì. Ne ho avuti alcuni, un paio, che mi hanno cambiato la vita. Nel senso che mi hanno insegnato delle cose, anche abbastanza noiose. Per esempio il valore dello studio, il valore dell’applicazione e il valore della cultura classica: cose un po’ volatili ma altrettanto importanti. La prima delle quali è non lasciare che nessuno ti dica che è una cosa che non puoi fare. Questo insegnamento mi è stato dato da un docente delle scuole superiori. Ho provato ad applicarlo più volte

La storia di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura è diventata realtà. Partivamo, non dico svantaggiati, ma con un minimo di incredulità da parte di tutti, degli stessi materani. Probabilmente però, con una grandissima applicazione rimanendo col sedere sulla sedia e lavorando moltissimo pancia a terra, alla fine abbiamo raggiunto un risultato che era abbastanza impensabile all’inizio.

Mi è tornato in mente questo insegnante del liceo. Diceva:

Qualunque cosa vogliate fare, avete il dovere almeno di provare. Cioè: non lasciate che nessuno vi scoraggi dall’inizio. E questo vale per tutto. Vale per lo studio, vale per il lavoro, vale anche per te.

Avere in testa l’idea che qualunque cosa vogliamo fare, con molto impegno possiamo almeno provarci. Non è detto che ci riusciamo, ma possiamo almeno provare.

Questa è la terza immagine da considerare, nel momento in cui scriverete il progetto, ma anche dopo.

 

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