L’eroe errante

L’eroe errante

Lidia Letizia, pedagogista dello sguardo per il diritto all’errore e alla bellezza, atelierista del pensiero divergente e delle domande irriverenti, arteterapeuta clinica in formazione, è il testimone asincrono del progetto 5: errare per crescere.

Lo scarto è prezioso quanto lo scelto.

Io gioco con le parole: è la cosa che più mi interessa

Mi sono resa conto che da lì si può partire, per vedere le cose in maniera diversa.

Ci sono dei mondi nascosti, degli immaginari sommersi e da lì ci si può immaginare sommersi. Se lo si fa all’interno delle parole, un po’ si sensibilizza quel catalogo degli sguardi, che possiamo un po’ sensibilizzare.

Se consideriamo proprio la parola Errore, in un semplice gioco letterario, sappiamo che dentro c’è la parola Eroe. E uno dice:

Vabbè è un caso, perché si vede: è lampante.

Quando qualcuno mi dice che è un caso, io gli dico va bene e uno si può fermare lì.

Ma se mi spingo un po’ oltre, se metto in campo questo catalogo degli sguardi allora, lo dovrei trovare solo lì.  E allora mi dico:

Sì, effettivamente Lidia, dovrei evitarlo l’errore: l’errore bisogna evitarlo.  

Ma la costa strana e interessante è che dentro la frase L’errore bisogna evitarlo, se si vanno a togliere tutte quelle letterine lì che non ci piacciono, troviamo un’altra frase, che è L’errore sogna vita.

Lì uno dice:

No, aspetta: non è più un caso. Perché poteva andare bene una volta. Due volte già è un po’ diverso.

Perché l’errore sogna vita?

Uno ci pensa un po’ di più e mi è capitato di pensarci un po’ di più.  Mi dico:

Va bene. Allora: se l’eroe è dentro l’errore, bisogna avere coraggio per poter operare in maniera consapevole, perché se tu sbagli, tu erri in maniera inconsapevole.

Ma prova a sbagliare in maniera consapevole: non ci riesci.

Quando mi capita che gli insegnanti mi chiedono delle linee guida, dei pacchetti già prestabiliti di risposte, delle chiavi di lettura, io dico che dobbiamo parlare di scarabocchi.  Lo scarabocchio ci interessa poco, perché c’è poco da poter analizzare.

Prova a fare uno scarabocchio in maniera consapevole: non ci riesci. Perché l’errore, quando è ricercato, è difficilissimo, è un’opera d’arte. E allora mi dico:

Va bene, se funziona quell’errore, sarà anche lì un caso. Anche se l’eroe sogna vita, l’errore bisogna evitarlo.

E allora prendiamo un’altra parola che ci riconduce all’errore. Prendiamo la parola Sbaglio.

Anche qui succede una cosa interessante, perché nella parola Sbaglio, se togli quella S e ci aggiungi qualcos’altro, lo sbaglio ricorda un po’ l’abbaglio. Giustamente uno dice:

Ho preso un abbaglio questa mattina: è sbagliato!

E quando avviene l’abbaglio?  Se ci pensiamo bene, l’abbaglio avviene quando c’è tanta luce e da qui – mi viene un po’ da ridere – mi son detta:

Un po’ nei percorsi di vita, anche con amici è capitato il Domino Poetico, quel gioco che facciamo proprio sulla scia dell’errore, senza sapere quello che ti capita dopo, ma riuscendo a trovare un anello di congiunzione, che possa legare due cose.

Quando c’è troppa luce, quando c’è troppo, allora c’è l’errore

L’errore ti seleziona quel momento, lo sa fare proprio quel gioco, che a noi piace tanto fare con le parole, perché siamo innamorati di parole. Quel gioco di selezione moltiplica sottraendo, perché noi creiamo nuovi significati togliendo roba

E qui, dall’errore, dallo sbaglio, dall’abbaglio, dalla troppa luce, si passa anche al discorso dello scarto. Perché quello abbiamo fatto: noi abbiamo preso delle lettere che non ci servivano, le abbiamo scartate.

In realtà, lo scarto è qualcosa da buttare?

Ci sono tantissimi progetti sul territorio, non solo non solo dove abito io, dove proprio lo scarto e ci porta a riflettere che lo scarto è prezioso quanto lo scelto, proprio per questo discorso del  parole

Che poi si potrebbe fare anche un altro discorso sulla parola legare: è tutto un discorso su come si guardano le cose. Se si è attenti, si è consapevoli del fatto che si sta guardando solo da un proprio punto di vista, non dal tutto. E che quindi quella cosa, l’errore, la sto guardando dalla mia finestra di osservazione. Devo essere certa e sicura che non è la vicenda del gruppo, è solamente una parte.

Bateson ce lo diceva che dobbiamo mischiare i pezzi, per poter tirare fuori nuove idee.

Non lo so

Io penso che tra l’errore e l’eroe, tra lo sbaglio e l’abbaglio si potrebbe ragionare un po’ in merito a questo. L’errare non solo come sbagliare, come abbagliarsi, l’errare anche come procedere senza una mèta.

Ci sono degli errori famosi molto importanti, come la penicillina: non la voleva inventare. Vagava per varie stare. Ed è capitato. Sì, è un errore, funzionale, ma è proprio nell’errare, quando ti capita, devi girate attorno al blocco, alla sua impalcatura.

Il procedere dell’errare

Noi siamo legati al centro della Terra per la forza di gravità, ma ad ogni passo, in realtà, noi perdiamo l’equilibrio. Noi procediamo, andiamo avanti, erriamo, sbagliamo, procediamo per errori. Perché in quel momento, mentre alziamo il piede e lo portiamo avanti di un passo, in realtà stiamo cadendo. Non cadiamo perché dietro a quell’errore ne sta partendo un altro, che l’altro piede. C’è questo questo legame, di cui parlavamo prima.

E poi sì: può capitare che cado

La caduta fa parte della vita, però anche qui le parole ci vengono in soccorso se non le guardiamo solo da un unico punto di vista, perché dentro la parola Caduta, sempre facendo lo scarto, c’è un’altra parola, che è la parola Cauta.

La caduta cauta. Perché c’è Cauta dentro la parola Caduta? Non si sa. Sono tutte congetture, divagazioni che stanno nella mia testa, però può essere un caso che l’errore contenga l’eroe, la caduta la cauta?  La caduta cauta può essere un errore tentato in maniera consapevole?  Il mio procedere, il mio errare, il mio vagare senza una meta ha al suo interno qualcosa di cauto, di calcolato?

Spesso mi capita quando si portano i bambini fuori. Dicono:

Vabbè, ma piove. Ci sono i sassi. Mamma mia: c’è un buco. E se si fanno male?

Il pericolo non è all’interno del rischio

C’è un rischio, che è calcolato, che è quello della caduta, ma in ogni rischio non c’è necessariamente un pericolo.

E quindi non lo so le fesserie che ti ho detto possono essere utili oppure no.

Però ecco: il catalogo ragionato, che sto pensando insieme a Chiara Scardicchio, il Catalogo sragionato degli sguardi può essere utile a tutto questo: quello che dice Chiara, dell’infinitamente piccolo che è all’interno dell’infinitamente grande e viceversa.

Può avere un senso, allora

Può avere un senso l’eroe dentro l’errore, la caduta cauta. Ma resta il fatto che se vuoi sbagliare in maniera consapevole, non ci riesci. E questa secondo me è alla base di ogni tipo di ragionamento che possiamo fare.

Qui io e te possiamo parlare fino a domani

Però, se tu vuoi sbagliare, resta questo codice: se tu vuoi sbagliare, non ci riesci.

Quello che avviene in maniera miracolosa all’interno di un errore, il miracolo dell’eroe, che all’interno dell’errore, avviene solo mentre stai errando, mentre stai vagando verso un’ipotetica meta e ti perdi. Se lo vuoi fare in maniera consapevole, non ci riesci.

È la magia.

Ma tu sorridi perché non sei d’accordo o sorridi perché sei d’accordo con me?

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