Matteo Serra: genera impatto
È direttore creativo di PazLAb. Disegna campagne di comunicazione. Guida la gestione, la pianificazione e la realizzazione di progetti d’innovazione sociale e cooperazione. Responsabile per l’innovazione sociale e la promozione cooperativa di CulTurMedia – Legacoop nazionale.
Da quando avevo la vostra età
Mi sono sempre chiesto in che modo potessi essere utile rispetto al mondo. Ho scoperto che oltre ad esserlo attraverso il volontariato e l’impegno civico nel sociale, si può essere utili anche attraverso il lavoro.
Se riesci a capire che ruolo ha il tuo lavoro all’interno del mondo in cui sei, scopri qualcosa del tuo lavoro che può tornare molto utile alle persone che ti stanno intorno. Nel mio caso proprio credo sia stato eclatante, perché io ho scelto un lavoro che ha a che fare con la comunicazione. Quello che mi viene chiesto è di prendere un prodotto, un servizio, una causa e trovare il modo più adatto per farli comprendere.
La mia cooperativa
La cooperazione è la modalità attraverso la quale io ho scelto di stare insieme ad altre persone, per fare quello che faccio. Il lavoro che faccio è un elemento di maggiore utilità rispetto al mondo che mi sta intorno. La cooperativa è un’impresa come tutte le altre, ma è un’azienda che ha una forma diversa da quelle tradizionali, perché le persone che lavorano con te sono tutte allo stesso livello e hanno tutte la proprietà dell’azienda. Ma ha anche con un obiettivo importantissimo, che non è secondario, ma centrale rispetto alla stessa natura della cooperativa: generare un impatto rispetto al territorio. Lo facciamo in maniera orizzontale. Lo facciamo in modo equo, in modo sostenibile. I lavori che si fanno non sono lavori tanto per, ma hanno sempre un senso.
Genera un impatto: piccolo non vuol dire meno importante
Questo è un tema che vi invito ad approfondire anche con i vostri professori: l’impatto che hanno le vostre azioni, anche piccole. Riguarda il perché mi alzo alle cinque di mattina. È la vostra domanda.
Anche le piccole azioni possono avere un effetto grande in prospettiva. E una comunicazione fatta bene riesce a dare a un piccolo gesto un senso più ampio.
Oggi mi sono svegliato alle cinque per lavoro, per andare a Taranto: una città che ha vissuto e che vive ancora oggi problemi giganteschi. Sono andato a Taranto per presentare un progetto di comunicazione che stiamo facendo con due piccole imbarcazioni di pescatori: persone che si alzano, loro sì, alle 5 di mattina e fanno una cosa, diciamo, abbastanza piccola. Il nostro Mar Mediterraneo è completamente pieno di immondizia per colpa nostra. I pescatori, quando vanno a pescare, gettano le reti e quando le raccolgono, si ritrovano un po di pesce e tantissima immondizia. Il progetto di comunicazione afferma che è loro quell’immondizia: la raccolgono, la portano a riva insieme a tutto il pescato e la distribuiscono nei cassonetti della differenziata. In un certo senso diventano spazzini del mare. Questa cosa piccola in realtà è diventata una specie di modello di riferimento: .piccole imbarcazioni lo stanno facendo. I pescatori con imbarcazioni più grandi, che hanno reti ancora più grandi, già stanno guardando a questo modello con attenzione, per poter fare anche loro la stessa cosa. Immaginate: se tutti lo facessero a livello nazionale, significherebbe che potremmo in qualche modo limitare i danni che noi stessi facciamo.
C’è qualcuno di voi che ha una cicatrice?
Vi faccio questa domanda perché io ne ho due. Ne ho una sul braccio, una di quelle da Capitan Harlock, tipo quella dei pirati e poi ne ho un’altra che mi sono fatto da adulto, qui: in mezzo agli occhi.
Ogni mattina, quando mi sveglio e mi lavo, vedo queste cicatrici che mi dicono che sono orgoglioso di loro, di questa qui soprattutto, perché me la sono fatta il giorno che stavamo andando a ritirare da una tipografia dei giornali. Era una rivista che facevamo. Si chiamava L’Impaziente. Ero insieme al mio migliore amico, che era la persona che lavorava con me. Era mio socio, stava nell’impresa. Praticamente vivevamo insieme. Era il periodo dell’università. Praticamente abitava con me, lavoravamo insieme, dormivamo insieme.
Immaginate quanto poteva essere grande questa amicizia e questa persona, che purtroppo non c’è più. La cicatrice me la sono fatta con lui. Stavamo andando a ritirare questi giornali che erano un prodotto del nostro lavoro. Siccome eravamo un po’ sfigati, avevamo una macchina, la Panda. Non quella che conoscete voi, la Panda. Il modello di prima, molto prima. Quando aprivi il cofano, qualcuno doveva tenere aperto il portabagagli. Avevamo tutti questi giornali. Insomma, a questo mio amico è scappato lo sportello del portabagagli e quello si è chiuso proprio in fronte a me, qua. Mi sono aperto la fronte.
Mi sono fatto questa ferita per una cosa alla quale noi tenevamo tantissimo: la realizzazione di questa rivista. Era un giornale di inchiesta. Parlavamo di tutti i problemi del mondo. Proponevamo delle soluzioni. Il fatto che me la sia fatta insieme a questo mio amico che purtroppo non c’è più, il fatto che sia successo con una macchina sfigatissima, che per fortuna non abbiamo più, è un secondo me per me una cosa una cosa bella. Io adesso ho una bella macchina, perché avere quella Panda, che si schiude in fronte è una cosa bella da raccontare, se succede una volta.
Io non potrei fare altro se non quello che faccio
Questo discorso delle cicatrici, questo elemento delle cicatrici io lo ritrovo anche nell’idea del mio lavoro. Perché anche il lavoro che faccio, in un certo senso, è rappresentato da questa cicatrice, che non si toglierà mai. Me la porto qui, in mezzo agli occhi: è impossibile non vederla. Perché è un’esperienza che voglio continuare a fare. Voglio continuare a fare il lavoro che faccio così come lo faccio. Significa che ha voglio continuare a farlo finché campo: non saprei fare altro.
Scegliete un percorso che sentite vostro
Il primo consiglio che mi permetto di darvi: attenzione alla scelta della scuola superiore. Non si tratta di sapere che cosa fare da grandi: se riuscite ad individuare, anche solo un piccolo stimolo nel percorso scolastico di una scuola, provate a valorizzarlo.
Il consiglio che vi do, ragazzi e ragazze, è quello di seguire le vostre passioni, di essere coscienti del fatto che anche le piccole cose che fate possono generare un impatto grande: dalla scelta della scuole superiori, al comportamento rispetto all’ambiente nel quale viviamo, al lavoro che farete
Tutto questo ha un senso
Il fatto che mi sia accaduto tutto quello che mi è successo, la cicatrice, l’amico mio che non c’è più, il giornale che non facciamo più, l’incontro con i pescatori di Taranto, tutto questo oggi, per me è un fatto importante ed è importante non solo perché io lo faccio con passione, ma perché ha un senso e genera un risultato anche rispetto alle cose del mondo.
I castelli sulla sabbia
Ne ho costruiti tantissimi e continuo a costruirli, anche veri, con mio figlio che ha 8 anni e che mi mi chiede di costruirli insieme a lui. Io non lo so in realtà, non so se ne valga veramente la pena, non so dirlo adesso. Rispetto alle cose che ho fatto, sì. Se devo pensare alle cose che ho fatto, le rifarei tutte, forse non tutte allo stesso modo, Rifarei tutti i castelli che ho fatto, anche se il mare li ha disintegrati. Perché ogni castello che ho fatto mi ha lasciato qualcosa.
Ma ci sono alcuni castelli veramente belli: arriva l’onda grande e li cancella. Tu sei soddisfatto, ma arriva quest’onda e te li cancella. Diciamo che non è bello. Bisogna avere la forza di accettare il fatto che tu puoi fare anche una cosa bella ma non è detto che funzioni, perchè c’è sempre qualcosa di esterno che può metterla in discussione.
I castelli: farne tanti, ma un certo punto iniziare anche a capire in che modo proteggerli, perché il mare, sì, va bene: si porta via il castello e lo potete rifare, ma a un certo punto iniziate a capire anche cosa è veramente importante per voi.
Proteggete quello che è importante fino alla fine
Perché è vostro, perché ci avete messo impegno perché, ha un valore anche se ha valore soltanto per voi: è una cosa vostra. Anche un’idea che avete, un lavoretto che avete fatto, un’ambizione, una strada che volete seguire. Accettare che i castelli vengano sempre cancellati dal mare non va bene Fateli adesso, ma a un certo punto, fate a quel cavolo di castello delle mura di cinta altissime, per evitare che che si possa distruggere, con una porta per far entrare sempre la gente.