Mirko Cazzato: parlare salva

Mirko Cazzato: parlare salva

Mirko Cazzato, studente dell’anno 2021 ‘YEA-Your Edu Action, nella Top 10 mondiale del “Global Student Prize. Protagonista del Movimento studentesco contro il bullismo Mabasta

Voglio dirvi di questo treno fantastico che potete prendere per salvare qualcuno, per mettere in pratica questo superpotere di parlare. Voi oggi che state ascoltando siete parte di questo movimento, rientrate anche voi in questa cronaca.

Mabasta-Movimento anti bullismo nasce nel 2016, quando frequentavo il primo superiore. Avevo 14 anni.  Una ragazza di Pordenone aveva deciso di aprire la finestra e di buttarsi giù. Era vittima del bullismo. Per fortuna una tapparella aperta aveva attutito l’impatto. Si fece molto male ma riuscì a sopravvivere. I genitori pubblicarono la notizia su Facebook.  La cosa  arrivò fino a Lecce e noi decidemmo di trasformare la nostra rabbia in opportunità. 

Quello che abbiamo fatto noi

È stato semplicemente andare nelle piazze a Lecce, chiedendo a tutti i passanti di fare l’urlo Mabasta. Un polverone dal basso anzi, dal bassissimo, partito da ragazzi di 14 anni, che in pochi giorni diventò un urlo nazionale. Eravamo tutti ragazzi di 14 15 anni, ma nel corso del tempo questo movimento promosso da adolescenti ha avuto un altro significato perché man mano che andavamo avanti altri ragazzi  diventavano dei piccoli Mabasta. Diffondevano le nostre idee: adottavano il modello e il nostro pensiero. Alla fine quel movimento antibullismo si è trasformato in tutti voi.

Da oltre venti anni gli adulti provano a risolvere il bullismo, cercano di fare qualcosa di concreto, ma non riescono a risolvere questo problema perché non è un loro problema:  è un nostro problema. Dobbiamo essere noi  ad affrontarlo. 

Abbiamo conosciuto grandi personaggi

Il Presidente Mattarella, vari ministri, vari attori, vip del mondo dello spettacolo, dello sport. Abbiamo incontrato Sangiovanni, Roberto Mancini. Immaginatevi dei ragazzi di 14-15 dal Presidente della Repubblica. Fa un certo effetto. 

L’evento che mi ha colpito di più

Adesso, facendo mente locale, vi dico che il più grande incontro, completo da molti punti di vista è stato quello con Tom Holland, Spiderman. Quattro quindicenni a Roma, che cercavano di raggiungere con Google Maps questo posto, dove stava Holland. Arriviamo sulla terrazza di questo palazzo e vediamo lui. Ci aveva fatto un videomessaggio dall’America e ci voleva incontrare a Roma. Per noi era una persona importante. Dovevo spiegargli che la maglietta era sua. Come si fanno queste cose quando non sai l’inglese? A gesti.  Quindi facciamo sul palco questa cosa con la maglietta. Poi noi quattro ci mettiamo sul lato e i fotografi fanno le foto con tremila scatti. Che ci facevano Roma quattro ragazzi con Spiderman, che manco l’inglese parlavano. Il motivo era molto semplice. Spiderman da ragazzo era stato vittima di bullismo e noi eravamo ragazzi che combattevano i bulli.  Quando ci ho parlato meglio ho capito che gli eroi non sono quelli che hanno dei superpoteri.

Questa non è fantascienza

Spiderman salva le vite con le ragnatele. Noi di Mabasta e tutti voi che seguite diamo il superpotere piccolo di parlare. Se incominciassimo a usare la parola per far del bene, anziché essere indifferenti, se incominciassimo a usarla per salvare qualcuno.  Quello che dico potrebbe essere realtà, perché il tema del bullismo è la morte della vittima. Se noi con una sola parola riusciamo a salvare quella vittima, se riusciamo a tenerla, le salviamo con la vita e siamo degli eroi.  Quando la dirigente vi chiama con il magone alla gola, perché quello che fate salva una vita, è la soddisfazione più grande.   

Sono qua per raccontarvi sei azioni

Io mi definisco un banalissimo ragazzo normale che vuole usare la parola. Le azioni sono rivolte a voi. Sta a voi fare le vostre e attuare Mabasta. Mabasta non ha un costo. Potete applicarlo domani a scuola, basta andare sul sito mabasta.org. Potete farlo voi singolarmente o con tutta una classe. Oppure potete espandere questo modello a tutte le classi vicine e avere qualcosa in comune con altre classi.

Azione #1 Maba_Prof

La prima azione è quella di eleggere all’interno della vostra classe un docente referente per il bullismo. Deve essere eletto da voi come una semplice e banale elezione di classe: è quel docente col quale vi sentite più al sicuro e più preparati nel raccontare quello che sapete e quello che vedete all’interno della classe.

Azione #2 Maba_Test

È sul sito. Vi servirà per sondare la situazione della classe, un questionario facile e anonimo. Potete raccontare come vi sentite e se c’è qualcosa che non va. Il vostro Maba_Prof potrà leggere senza sapere chi ha scritto e potrà dare una mano alla classe, in caso di problemi. Vi chiediamo di essere molto, molto sinceri.

Azione #3 Bulliziotti e Bulliziotte

È il cuore di Mabasta. Si tratta di eleggere due vostri compagni di classe, che potranno captare eventuali casi di bullismo. Sono quelli che in genere stanno in mezzo per mettere pace. Una volta eletti, questi bulliziotti hanno compiti molto importanti: creare un contro branco, un gruppo di amici che ti voglio fare del bene, che hanno il potere di parlare, per far comprendere ai bulli e bulle che stanno sbagliando.  

I bulli hanno qualche problema

Abbiamo avuto la possibilità di parlare con ex bulli che ci hanno raccontato il peso della vita. Il bullo si comportava così perché molte volte a casa il piatto era vuoto, oppure perché non sapeva di avere degli amici. Picchiava il più debole per avere l’applauso degli altri. Pensava che chi applaudiva fosse suo amico. In realtà non era così. Chi applaude  teme il bullo, teme di essere picchiato 

Quello che il gruppo deve fare

Deve far comprendere ai bulli che se evitassero di prendere a pugni e insultare gli altri, avrebbero davvero degli amici. Vi posso assicurare che se noi, con parole gentili,  facciamo comprendere al bullo che sta completamente sbagliando, che è fuori rotta, il bullo il novanta per cento delle volte cambia, da così a così. 

Gli adulti hanno un ruolo fondamentale

Se un bullo non comprende che sta sbagliando, che ha seri problemi, i poliziotti devono parlare con un adulto. Noi possiamo operare le prime due settimane, ma se non ci riusciamo, dobbiamo chiamare un adulto, bisogna andare dal maba_prof o da un altro adulto, da un genitore e dire quello che sappiamo. Perché gli adulti possono intervenire e risolvere il caso subito. Non significa essere una spia. Significa essere ragazzi eroi. Significa che voglio salvare la vita di un compagno.

Un altro compito molto importante dei bulliziotti è quello di aiutare le vittime. Sono vittime perché ancora non hanno compreso le loro difficoltà, i loro pregi e i loro difetti, perché non hanno avuto la fortuna di avere tanti amici.  In questo modo la vittima potrà confrontarsi con qualcuno e potrà crescere.

Non dovete fare assolutamente niente

Solo essere amici delle vittime: è una legge della natura. Se cresce il confronto, le vittime comprendono realmente chi sono, comprendono i loro punti di forza e di debolezza e poi davvero cambiano.

J-Ax era vittima di bullismo

Immaginate nella vostra classe, in un angolo, un ragazzo timido e chiuso. Non parla con nessuno. Lo bullizzano. Fino a quando  un giorno non si alza qualcuno e si avvicina, perché pensa: “Ma andiamo a vedere perché sto ragazzo sta così.” E così si avvicina. Capisce che in realtà J-Ax non è diverso. Parlano e diventano amici. Il ragazzo timido comprende che ha delle potenzialità. Da grande diventerà J-Ax. Adesso chi ha aiutato J-Ax si vanta di essere il miglior amico di J-Ax, ma non lo sa che è un eroe: ha salvato una vita senza volerlo. Se quel ragazzo non si fosse mosso dal suo banco, non avremmo un J-Ax. Avremmo un’altra vittima, che avrebbe aperto le finestre e che forse si sarebbe buttato giù.  

La nostra parola è fondamentale 

Col bullismo è fondamentale che ognuno di noi faccia qualcosa.  Non possiamo dire: “C’è chi fa per me”. Non è così. Dieci persone sono meno di undici. Dodici è meglio di undici. Ognuno di noi può fare la differenza. Il motto l’unione fa la forza non è mai stato così giusto come nel caso del bullismo. 

Azione #4 – Bullibox

In ogni scuola una scatola, per imbucare informazioni in modo anonimo. Ognuno di voi, per una volta, invece di fare barchette e palline, può prendere un foglio e scrivere una sola frase con cinque parole: “In questa classe c’è bullismo”. Mettere il nome della classe, i nomi delle vittime e imbucarlo. La scatola viene posizionata in punto strategico della scuola. Quanto ci vuole a fare questa cosa? 5 minuti. In 5 minuti abbiamo salvato la vita, l’intera vita di qualcuno. 

Azione #5: “DAD” – Digital Antibullying Desk

Sul nostro sito c’è una bullibox virtuale:  un bottone così grande. Ragazzi, non si può non vederlo. Sopra sta scritto SEGNALA. Se cliccate sopra, vi chiede solo tre cose, fondamentali: il nome del comune. Il nome della scuola, il nome della classe in cui c’è bullismo. Se volete, aggiungete una piccola descrizione. E inviate. Quanto ci vorrà per fare quest’azione? Un minuto. Noi possiamo intervenire subito.

Azione #6: Obiettivo finale: “Classi debullizzate”

È l’obiettivo del modello Mabasta. Andate sul sito e scaricate un modulo. Ogni studente della classe firma e testimonia l’assenza totale del bullismo. Si invia la foto del modulo firmato da tutti gli alunni. La classe riceve la locandina di Classe Debullizziata, da mettere sulla porta dell’aula. Quella diventa una classe rara, perché oggi essere una classe  senza violenza è una classe rara.

E chi lo può fare? Noi.