Un solo arcobaleno

Un solo arcobaleno

Il LAB 8 del Loperfido-Olivetti in dialogo, su ponti, relazioni e partecipazione, con Michele Di Gioia, Presidente del Comitato Regionale Unione Italiana Sport per Tutti

Che lo sport sia garantito come diritto accessibile a tutti: che possa essere svolto da tutte e da tutti, nelle differenze e nei luoghi. Che siano i luoghi a diventare belli, anche dove oggi non c’è bellezza, perché siamo noi i cittadini protagonisti, perché ci mettiamo in discussione, operando in prima persona.

Questa è una testimonianza per il Progetto 5. Quando ti ritrovi con tutti a comporre lo stesso arcobaleno.

Lo sport è un tema educativo

Permette di avvicinare le persone: è una possibilità di facilitare il dialogo. Attraverso lo sport usiamo un linguaggio universale. Un altro tema è la condivisione di regole: avere tutti la stessa capacità di essere compresi e di dire delle cose che abbiamo un senso per l’altro.

Lo sport riesce a creare ponti, per declinare grandi temi in azioni territoriali concrete.
Lo sport non è solo in questa missione.

Open Playful Space: un solo filo conduttore

Abbiamo immaginato che avvicinare dei linguaggi differenti fra loro con un filo conduttore comune, che ci permette di ragionare su obiettivi condivisi, fosse la scommessa vincente. Abbiamo fatto questa scommessa utilizzando un momento della nostra città, il tempo di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura, che ha permesso a tante organizzazioni locali di entrare in contatto con un vasto panorama di organizzazioni nazionali ed internazionali, utilizzando soprattutto la parola “cultura” e la leva della cultura come leva dello sviluppo territoriale.

È questo che dobbiamo imparare a fare: ascoltare l’altro

Capire quali siano le regole, condividere gli obiettivi con gli altri ci pone in un confronto che è soprattutto ascolto.

Noi ci siamo messi in gioco

Mettersi insieme, con una dimensione nazionale e internazionale ci ha permesso di ragionare su un tema: la città che esprime bellezza nei luoghi meno vissuti. La capacità di generale valore e bellezza nei luoghi meno noti, invertendo la tendenza, dal centro alla periferia.

Lo sport attrae altri linguaggi

Quello più semplice che abbiamo pensato di attrarre è quello dell’arte urbana. Partendo da dei bozzetti fatti con i ragazzi della Scuola Media, con i docenti di riferimento, con le organizzazioni degli artisti che ci hanno supportato.

Un lavoro sulla qualità della vita, offrendo servizi

Abbiamo immaginato di creare questo lavoro: playground e arte urbana, che diventa funzionale al gioco. L’idea era creare nei quartieri, nelle comunità piccole di riferimento, riproponendo il tema del vicinato, un tema a noi caro, degli antichi rioni dei Sassi.

Creare una suggestione, una comparazione, fra il vicinato ed il campo, il luogo, la piazza di quartiere, che ritornano ad essere focali e centrali per le comunità.

Sport e arte urbana con linguaggi accessibili a tanti, hanno permesso di coinvolgere più persone.

L’eredità è il coinvolgimento, una comunità di partecipazione

La co-progettazione è nata attraverso il coinvolgimento dei cittadini residenti, delle scuole di riferimento che erano lì.

Uno dei valori di questo progetto è la messa in campo di dinamiche partecipative. I cittadini si riappropriano del processo decisionale, hanno la possibilità di incidere sul loro ambito di riferimento.

Una gestione condivisa dei Beni Comuni

Abbiamo immaginato che la città, ormai, ne avesse bisogno: la possibilità per tutti i cittadini, di essere in grado di partecipare ai processi decisionali, prendendosi cura, utilizzando e facendo in modo che la fruizione di questi beni sia di tanti, con una gestione condivisa.

Praticare l’errore per lo stesso arcobaleno

Abbiamo immaginato quanto realmente ci sia bisogno di spazi all’aperto comuni e condivisi, che permettano a più generazioni di entrare in contatto: una cosa che si è persa. Abbiamo immaginato di dover rinforzare questa ricerca di relazioni, di agevolare i ponti e le comunicazioni, di operare praticando l’errore per crescere. È mettendosi alla prova che si riesce a maturare, a costruire e a comporre lo stesso arcobaleno.

C’è bisogno di un confronto. E la città è il campo in cui sperimentare la riprogettazione, la rigenerazione urbana, con gli spazi negati, non solo a causa del Covid, ma perché sono stati pensati in modo non partecipato e subiti e non frutto di decisioni condivise.

Lo sport e il corpo: un linguaggio accessibile a tutti

Immaginiamo che la capacità di mettere in relazione più generazioni, più fasce sociali e, soprattutto, più culture, sia il centro del lavoro. Noi lavoriamo sulle differenze, sulla capacità di generare valore attraverso le differenze, andando a sentire i bisogni delle persone di tutte le fasce di età, per portarle in relazione, con un linguaggio semplice e accessibile a tutti. Lo sport ci facilita in questo.

Il linguaggio del corpo non mente, è alla base di tutto, ha la capacità di essere comprensibile per tanti.

Non c’è bisogno di gesti eroici, di atti eclatanti. C’è bisogno del quotidiano, di essere cittadini. Significa essere consapevoli del proprio ruolo. La cittadinanza attiva si esprime attraverso la capacità di trasformare nel quotidiano le nostre comunità ed essere un’agente che possa portare valore alle nostre comunità.

Quanto oggi c’è bisogno di partecipazione nei termini di un coinvolgimento nelle decisioni? Quanto siamo lontani dai processi decisionali? Quanto i ragazzi sentono questi temi lontani da loro? C’è bisogno di costruire questa cultura. Se riusciremo a facilitare questo percorso di avvicinamento, dal cambiamento alla capacità di essere protagonisti, secondo me avremo fatto un buon lavoro.

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In copertina, la nebulosa Granchio associata alla supernova SN 1054